Le domande di Giovanni Giuranna

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La velocità dei cambiamenti economici e politici ci fanno spesso reagire in termini episodici trascurando “l’idea di insieme” dei fenomeni e la loro connessione e/o implicazione per la Città. Se non riflettiamo invece a partire da una idea, da un progetto: a cosa serve la Politica? Un progetto di città che dobbiamo-possiamo prima immaginare, poi progettare ed infine, con le risorse disponibili, realizzare. L’attualità amministrativa, con l’approvazione in Consiglio comunale della Variante Orombelli (voto favorevole del M5S) e la bocciatura dell’ordine del giorno (presentato da Insieme per Cambiare) sulla conferenza per il clima della Cop21, stimolano delle domande che Giovanni Giuranna ha ripetutamente rilanciato sul suo Blog. Prima con “Sineddoche padernese” poi con “Zero impegni per il clima”e infine con“Paderno verde”.Provo anch’io a farmi delle domande.

Se alle scelte urbanistiche sbagliate aggiungiamo l’avvento della Città metropolitana e i rischi che il nostro territorio comunale ha corso (Rho-Monza) e può ancora correre (vasche di laminazione, ampliamento della Mi-Meda, inceneritore) diventa importante chiedersi che tipo di città immaginiamo per il futuro di Paderno Dugnano. Diversamente l’attenzione cade su mille piccoli attività (e la nostra città da questo punto di vista è ricchissima) ma si rischia di smarrirne il senso e la direzione.

Riflettere sul senso e la direzione dei cambiamenti è compito della politica. Quella lungimirante. Non sembra che il centro destra e il sindaco Alparone si pongano e si preoccupino di questa domanda semplice. Anzi sul tema del territorio, che è poi decisivo per il futuro dell’ambiente cittadino e metropolitano, sembra che abbiano imboccato la strada opposta.

Accontentare tutte le richieste dei privati (è più comodo e conveniente!) piuttosto che affermare un’idea di città. Già il PGT della Destra va in quella direzione ed infatti tutti i vuoti e i margini verdi dei parchi stanno scomparendo: l’approvazione dell’AT6, l’ampliamento della clinica veterinaria, l’intervento in via S. Ambrogio, la Variante Orombelli. Va bene densificare se l’obiettivo è mantenere e creare spazi verdi importanti per noi, per i nostri figli, per l’intera area metropolitana e per il destino del clima ma se questa densificazione urbana è solo la conseguenza delle richieste del privato proprietario qual’ è il disegno pubblico di città? L’effetto sarà solo un aumento del consumo di suolo nella direzione della città dormitorio.

Se invece si lavorasse sull’idea di ampliare e migliorare i parchi urbani (sono almeno 7: uno per quartiere); si collegassero tra loro e al Parco del Seveso e al Parco del Grugnotorto con corridoi ecologici, piste ciclabili e si lavorasse ad una loro estensione attraverso le aree libere od agricole esistenti?                                              Se si lavorasse sulla qualità ed identità ecologica di ogni singolo parco; se ne individuasse una caratteristica specifica, una funzione anche tematica, una qualità per alcuni servizi minimi per la loro fruizione, un miglioramento arboreo e di quantità verdi (piantumazioni)? Se si lavorasse sui margini stradali, sulle aree di risulta, libere ed agricole con l’idea di una “ricucitura” del territorio forse si potrebbe contribuire a creare un “sistema verde” forse unico nel panorama milanese e dell’area metropolitana? Un sistema da collegare alla dorsale verde del nord Milano e ai parchi Nord e Groane attraverso il Parco Grugnotorto e il Canale Villoresi. Se a questo sistema urbano pubblico collegassimo anche il sistema dei parchi storici privati ci sarebbe un ulteriore elemento di valorizzazione. Così forse avremmo una identità ambientale forte e la qualità del vivere, dell’abitare e del divertirsi, migliorerebbe. Aumenterebbe anche l’attrattività della nostra città e il valore immobiliare delle nostre abitazioni e dei nostri insediamenti. Daremmo una mano anche al miglioramento del clima. Potremmo impegnarci davvero per la qualità delle acque e per la sistemazione delle rive con la promozione del “Parco intercomunale del Seveso”. Tutte queste azioni non farebbero di Paderno Dugnano una “città giardino” e nemmeno una “città foresta” ma forse una “città dei parchi”. Questa si sarebbe una possibilità che abbiamo e sulla quale varrebbe la pena investire continuamente risorse pubbliche e collaborazioni private.

Per questo è urgente riportare al centro dell’attenzione il consumo di suolo nella nostra città, la revisione del PGT, lo sviluppo urbanistico e la prospettiva di paese che vogliamo diventare. Per questo le ultime scelte amministrative sono state sbagliate e da correggere. Perché impediscono il futuro di un’idea di città verde chiudendo gli spazi, tagliando le connessioni, impedendo gli ampliamenti di un sistema che ha bisogno di crescere e non di frammentarsi in mille piccoli episodi nei quali si perderà l’idea generale di città pubblica.

 

 

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