La giunta devasta il parco di via Gorizia Altro consumo di suolo

Una commissione territorio da dimenticare. Non per i numerosi cittadini presenti e per il buon lavoro dei consiglieri di opposizione ma per la sordità e l’arroganza del centrodestra e del reggente Bogani. Il vicesindaco introduce ribadendo la posizione della giunta. “La variante rappresenta un giusto compromesso, un giusto equilibrio”, usando il Parco del Seveso come schermo all’operazione sbagliata e speculativa di un privato costruttore. E dopo aver snocciolato tra osservazioni non ammesse, osservazioni accolte e osservazioni respinte conclude affermando che l’obiettivo pubblico (parco del Seveso) è superiore a questo sacrificio (parco di via Gorizia). In realtà la Giunta comunale – e i suoi tecnici- non risponde a nessuna delle numerose osservazioni tecniche e politiche avanzate dai 4 documenti presentati dai partiti di opposizione e dalle associazioni ambientaliste.

I consiglieri Giuranna, Caputo, Marelli e Biraghi hanno diversamente sottolineato le problematicità politiche, urbanistiche e tecniche della variante che la Giunta Comunale vuole approvare nel prossimo Consiglio comunale dell’8 maggio.

In particolare segnalo alcune osservazioni di particolare gravità:

1.La mancanza di un chiaro interesse pubblico non essendo serio l’interesse di fare un parco distruggendone un’altro;

2.L’indifferenza alle preoccupazioni di cittadini che numerosi, oltre 3.000, hanno presentato una petizione per chiedere all’Amministrazione Comunale di non approvare un simile scempio;

3.Le numerose deroghe presenti nella variante a favore dell’interesse del privato;

4.Il contenzioso in corso tra il privato e l’Amministrazione per il mancato pagamento dell’IMU che inficia i rapporti con la Pubblica Amministrazione;

5.La mancanza di un atto formale prodromico di svincolo del parco di via Gorizia dai beni indisponibili, prima di qualsiasi atto di permuta e di variante.

Infine la domanda più semplice …

Il capolavoro di Renzi Dal 40 al 18%.

 

In attesa della direzione del PD sarebbe facile rispondere all’arroganza di Renzi ricordando le sue frasi sprezzanti contro Bersani dopo le elezioni del 2013: “sbagliò un rigore a porta vuota”. Ma con quel risultato (il 25% dei voti) il PD, nel frattempo scalato da Renzi e dai numerosi che subito salirono sul suo carro a Roma come a Paderno, governò 5 anni. Dal 2013 al 2018.

In quegli anni il rottamatore (di chi voleva lui), con la stampa plaudente e prona, non solo conquistava legittimamente il PD ma lo orientava “day by day” verso posizioni sempre più moderate recidendo le poche radici sociali e culturali rimaste con la sinistra riformista italiana. Nei fatti attuava gran parte delle riforme di stampo berlusconiano: job acts, “buona scuola” e riforma elettorale. Ma soprattutto tradiva il programma elettorale di Italia Bene Comune che aveva portato in Parlamento non solo un bel numero di deputati e senatori ma anche una coalizione di centrosinistra unita attorno a un programma comune di governo.

Oggi, dopo aver perso anche nel Friuli Venezia Giulia e in Molise, cosa rimane del capolavoro politico di Renzi?

Un PD al 18% isolato e all’opposizione; un centrosinistra disintegrato, un Pd diviso e un gruppo di dirigenti renziani che auspicano un governo Lega/M5S per il paese. Complimenti a Renzi e a tutti i renziani che stanno giocando al “tanto peggio tanto meglio”.

I più accorti commentatori ed osservatori sono invece ormai convinti che finchè resta Renzi e la sua politica il PD è morto. Ma dal PD non arriva nessun segnale di una qualche forma di rinsavimento politico e di

L’altro 1° Maggio Appello delle realtà di base

Ricevo da Rifondazione  l’appello delle realtà del sindacalismo di base che da quest’anno hanno indetto un’altro corteo del 1°Maggio cambiandone la “natura” da May Day Parade” a “1°Maggio contro lo sfruttamento”. E’ un segno dei tempi si direbbe ma è anche ora di una nuova attenzione da porre alle nuove realtà dello sfruttamento e del lavoro precario  e povero. Il sindacalismo confederale non può voltarsi dall’altra parte. 

PER UN PRIMO MAGGIO DI LOTTA CONTRO LO SFRUTTAMENTO
APPELLO 1 MAGGIO

A tutte le lavoratrici e ai lavoratori,
a chiamata, precari, subordinati sotto falsa partita iva, freelance, operai della logistica, delle cooperative, insegnanti, operatori del terzo settore, GDO, dipendenti pubblici e privati, artisti, intermittenti, disoccupati, agli studenti sfruttati con l’Alternanza Scuola-Lavoro, ai ricercatori, richiedenti asilo, g2, migranti e a tutti gli esclusi e ai marginalizzati dell’area metropolitana e non.

A tutte le realtà autoorganizzate, i collettivi, i comitati, le reti di realtà cittadine, i coordinamenti territoriali, le organizzazioni sindacali e politiche conflittuali.

La crisi continua a colpire duro le fasce più deboli della popolazione e a dilagare in tutta Europa nonostante opinionisti ed esperti strombazzino a reti unificate una ripresa inesistente. L’Unione Europea ed il suo braccio armato, la troika, preparano versioni aggiornate delle ormai consuete ricette di austerità: allo scopo di salvaguardare stabilità monetaria e bancaria, pareggio di bilancio e contenimento del debito pubblico, ci si accanisce sadicamente sulle nostre condizioni di vita e di lavoro.

A questo fronte di “guerra interna” si somma la violenza della guerra vera e propria combattuta o fomentata, dall’Ucraina all’appoggio a Erdogan, dalla complicità con Israele al interventismo sempre più marcato nel continente africano, che …

25 Aprile, 1° Maggio e 2 Giugno sono feste nazionali Per tutti

Riporto il Comunicato stampa dei sindacati del Commercio che è indicativo di un ripensamento delle politiche sindacali in tema di orario di lavoro e condizioni di vita dei lavoratori, dopo anni di assuefazione alle logiche liberiste:

“Anche quest’anno migliaia di lavoratrici e lavoratori del commercio non potranno passare le feste con i propri cari, perché moltissime attività commerciali resteranno aperte per le prossime festività: 25 aprile, 1 maggio e 2 giugno.

La liberalizzazione selvaggia degli orari commerciali non ha portato a un aumento dell’occupazione e neanche rilanciato i consumi, ma di contro, lavoratrici e lavoratori si sono visti peggiorare le condizioni di vita e di lavoro. A ciò si aggiungono le numerose procedure di licenziamento collettivo avviate da diverse aziende della grande distribuzione e l’assenza, da troppi anni, di un contratto nazionale del settore.

Da tempo continuiamo a batterci per una seria regolamentazione delle aperture degli esercizi commerciali e a rivendicare il diritto delle lavoratrici e lavoratori del commercio di poter condividere e trascorrere con i propri cari e le proprie famiglie alcune giornate dell’anno.

Ancora una volta siamo costretti a ribadire che né la legge, né il contratto collettivo nazionale di lavoro prevedono l’obbligo della prestazione lavorativa in occasione delle festività, invitiamo pertanto le lavoratrici e i lavoratori a godere del 25 aprile Festa della Liberazione, del 1 maggio Festa del Lavoro e delle lavoratrici e dei lavoratori e del 2 giugno, Festa della Repubblica.

Inoltre, in considerazione del fatto che alcune imprese, soprattutto della Grande Distribuzione, hanno fatto sottoscrivere ai dipendenti nella lettera di assunzione, in modo del tutto illegittimo, l’obbligo del lavoro festivo, invitiamo questi ultimi, in …

Giornata delle vittime dell’amianto Difesa della salute nei luoghi di lavoro e nel territorio

Ricevo da Lorena Tacco dell’A.i.e.a. sez. di Paderno Dugnano il seguente comunicato stampa in occasione della Giornata Mondiale delle Vittime dell’Amianto:

Giustizia per le vittime dell’amianto

IN RICORDO DI TUTTI I LAVORATORI E I CITTADINI ASSASSINATI PER IL PROFITTO

Sabato 28 aprile 2018 – ore 16.00 corteo

partenza dal Centro di Iniziativa Proletaria “G.Tagarelli” di via Magenta 88, Sesto San Giovanni, fino alla lapide di via Carducci

In tutto il mondo il 28 aprile si celebra la giornata mondiale contro l’amianto. Una fibra killer che continua a uccidere nel mondo oltre 100 mila persone ogni anno. Secondo l’allarme lanciato dall’Organizzazione Mondiale della Sanità ogni anno, in Europa, perdono la vita per patologie asbesto-correlate circa 15 mila persone (4mila in Italia) e una persona su tre è a rischio.  L’amianto non è un problema del passato ma del presente e del futuro. Una vera emergenza sociale, ambientale e sanitaria.

A 26 anni dalla messa al bando dell’amianto in Italia ci sono ancora 32 milioni di tonnellate d’amianto e le bonifiche sono ancora da fare.

Per denunciare questo pericolo, rivendicando misure concrete per la tutela della salute degli esseri umani e per la messa in sicurezza del territorio, da anni molte associazioni e Comitati delle vittime dell’amianto hanno intrapreso campagne informative e contenziosi giudiziari per la difesa della salute e della vita umana.  La conoscenza è la prima forma di difesa

Comitato per la Difesa della Salute nei Luoghi di Lavoro e nel Territorio

Sesto San Giovanni (Mi) aprile 2018 e-mail: cip.mi@tiscali.it