Cala la cassa integrazione aumentano le domande di disoccupazione

Trovo interessanti i dati del comunicato stampa di UIL Lombardia, del 19 marzo 2018, relativi all’andamento dell’occupazione nella nostra regione. Aiutano a comprendere l’andamento reale del lavoro concreto e a svelare la debolezza del marketing del “paese in ripresa“.

“Continua a calare, anche nel mese di gennaio 2018, l’utilizzo della cassa integrazione in Italia. Nel primo mese dell’anno, sono state 17.3 milioni le ore autorizzate, una cifra di poco superiore a quella registrata nel 2008, anno di inizio della crisi economica, che fece segnare la cifra di 15.4 milioni di ore. Ma davvero in base a questi numeri, che emergono da uno studio effettuato dalla Uil nazionale, la quale ha elaborato dati Inps, possiamo parlare di una reale ripresa del sistema produttivo?

Per rispondere occorre tenere presente due fattori: l’abrogazione della cassa in deroga che ha fortemente inciso sui dati del passato e l’introduzione di un costo più elevato della cassa straordinaria. Altro elemento da tenere in considerazione è che al calo delle ore di cassa autorizzate, corrisponde un aumento delle domande di disoccupazione.

In Lombardia, in base all’indagine Uil, a gennaio 2018, rispetto al mese di gennaio del 2017, le ore di cassa integrazione autorizzate sono calate del 17.7%, attestandosi ad un totale di 3 milioni e 256 mila ore. La ricerca della Uil ha effettuato anche una stima sui posti di lavoro salvaguardati grazie allo strumento della cassa integrazione; in Lombardia, a gennaio 2017, la stima è di 23.265 unità, mentre nel gennaio di quest’anno di 19.156. Totale a livello nazionale: 179.368 posti di lavoro salvati all’inizio dell’anno scorso, 101.685 a gennaio 2018.

Lavoratori Econord in piazza della Resistenza il 22 marzo ore 8,30

Rilancio l’invito di Elia Zanardi sulla lotta dei lavoratori dell’Econord:

” E’ confermata l’agitazione dei lavoratori dei servizi di Igiene Ambientale del Comune di Paderno Dugnano per la giornata del 22 Marzo 2018 con blocco degli straordinari fino al sabato successivo.
Amsa spa, che nel cantiere impiega 18 dipendenti, ha fatto importanti aperture ai rappresentanti della nostra organizzazione sindacale, sia in merito alla risoluzione delle problematiche relative alla mancanza di personale, sia al futuro dialogo con i rappresentanti scelti dai lavoratori.
Novità valutate in maniera estremamente positiva dai lavoratori, tanto che gli stessi avevano valutato di sospendere l’agitazione e ripartire con un nuovo confronto con l’amministrazione comunale.
Nonostante ciò, l’azienda Econord, che ha invece alle proprie dipendenze il maggior numero di operai e impiegati del cantiere, non solo non si è ancora dimostrata disponibile ad aprire un dialogo con i rappresentanti sindacali e i lavoratori (problema per cui si terrà la prima udienza al Tribunale del Lavoro il 20 Marzo), ma nella giornata del 16 marzo ha attuato una svolta “repressiva”: ha deciso di non confermare un lavoratore assunto a tempo determinato da marzo 2015, probabilmente reo di aver simpatizzato con le rivendicazioni degli altri suoi colleghi (così da aumentare ulteriormente la carenza di personale e nonostante la sua figura sia tra quelle che l’azienda ha depositato in Comune a garanzia del mantenimento del numero di operatori previsti dal capitolato d’appalto); ha inoltre sospeso per un mese, senza retribuzione, un lavoratore dichiarato inidoneo al servizio dal medico competente (secondo Econord, però, il numero del personale è sempre stato adeguato a non sovraccaricare i lavoratori… sic!)
Il dialogo con il Comune, …

Dopo il 4 marzo (3) Dalla critica all’azione

C’è bisogno di un pensiero “comune” che coinvolga i diversi soggetti tutti insieme e non solo una riflessione autocritica che consenta ad ognuno una confortante discussione casalinga come premessa scontata per una “comoda” ripartenza”. Insomma io credo che se manca questa consapevolezza di un destino comune per il paese e quindi anche per la sinistra e il centrosinistra, è finita. Ho sempre pensato che il successo di una parte non può essere segnato dalla sconfitta di altra parte (anche se non la mia). Ho sempre pensato che il destino delle forze di progresso è un destino “comune”, non individuale. E giammai di qualcuno a scapito di qualcun altro. Ecco perché non mi ha mai convinto la tesi della “vocazione maggioritaria” (fin dai tempi di Veltroni). Non nel senso lecito del puntare ad una maggioranza dei consensi ma nel fatto che questa convinzione nasconde il tema dell’autosufficienza, premessa dell’arroganza.

Ora che molti affermano che necessita un cambiamento radicale, di una rifondazione, di una discontinuità: come fare? Se gli strumenti politici e culturali (e le risorse) che abbiamo a disposizione per un nuovo inizio sono palesemente inadeguate: che fare? Forse non dobbiamo aspettare che dall’alto qualcuno ci suggerisca come fare. Forse dobbiamo ricominciare con umiltà dal basso. Lasciare le confortanti analisi che verranno (quando?) e rimettersi a studiare, analizzare la realtà che ci circonda qui e ora, primo per capire. E poi per fare. Ma il tempo è poco e io sento l’urgenza di dire: “subito, non domani”. Lo dico con onestà: i partiti in questi anni non ci hanno aiutato a capire un mondo che cambiava. Per quanto mi riguarda né …