Ricordando Franco Cassano

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Ieri è morto Franco Cassano, sociologo e docente universitario della facoltà di Scienze politiche di Bari. Era nato ad Ancona il 3 dicembre 1943. Fu esponente di una corrente di pensiero politico definita “scuola barese” insieme a  Beppe Vacca e a Biagio De Giovanni.

Un uomo che ha rivoluzionato con il suo saggio del 1996 Il pensiero meridiano «i paradigmi del racconto del Sud e dell’essere meridionali. Per Cassano  la questione meridionale è parte della questione mediterranea. Affrontarle separatamente non ha senso e porta solo a risultati parziali. Su questo obiettivo occorre incalzare l’Unione europea e il governo italiano spingendoli a uscire da una micidiale miscela di retorica e inerzia”.

Cassano si impegna anche civilmente e nel 2000 da vita alla straordinaria esperienza di Città plurale, l’associazione di cittadinanza attiva della quale è stato fondatore e primo presidente. Sarà deputato del PD per una legislatura.

Io lo ricordo non tanto per Il pensiero meridiano, che non ho letto, ma soprattutto per 4 libri illuminanti che consiglio di leggere o di rileggere.

1.Homo civicus. La ragionevole follia dei beni comuni, Dedalo 2004: “L’onnipotenza del mercato produce l’inarrestabile distruzione di tutti i beni pubblici. La prevalenza di un individualismo cieco e distruttivo riempie il mondo di merci, ma lo rende sempre più ingiusto e disperato. In un mondo siffatto la cura e la tutela dei beni che appartengono a tutti sembra una follia: eppure essa costituisce l’unica ragionevole risposta al processo di privatizzazione del mondo, l’unico rimedio per evitare che esso divenga il bottino esclusivo dei più forti”.


2.Modernizzare stanca. Perdere tempo, guadagnare tempo. Il Mulino 2006. Gli apologeti della modernità consumano voracemente il mondo e pensano di migliorarlo. Ma forse il nostro paese offre altri modelli culturali che vale la pena difendere. La sacralità della pausa e degli intervalli, il gusto della lentezza, il rispetto del limite non sono residui premoderni, ma elementi irrinunciabili di un’idea di ricchezza più matura, non schiacciata sull’unico indicatore del possesso di merci. E’ un elogio della lentezza, celebrando gesti, riflessioni e parole che non subiscono la pressione della fretta, l’ansia del profitto, il desiderio di superare limiti propri e altrui  Cassano ci  ricorda che il recupero di una dimensione più rilassata dell’esistenza, meno competitiva e non orientata solamente verso l’innovazione, il successo e la velocità, deve diventare un obiettivo per tutti, pena l’autodistruzione individuale e collettiva.

3.L’umiltà del male, Laterza 2011.“Nell’eterna partita contro il bene, il male parte sempre in vantaggio grazie all’antica confidenza con la fragilità dell’uomo.. chi vuole annullare quel vantaggio deve riconoscersi in quella debolezza, invece di presidiare cattedre morali sempre più inascoltate”.  “Il Grande Inquisitore è un profondo conoscitore degli uomini e sa che l’enorme maggioranza degli uomini non riesce a resistere alle tentazioni e proprio sulle tentazioni edifica il suo regno. Chi vuole combattere il Grande Inquisitore deve evitare che le avanguardie morali si separino dal resto degli uomini. Cassano ci parla del rischio di una possibile incolmabile distanza tra quella aristocrazia morale e tutti quelli che sia pure in misura diversa non posseggono le stesse virtù”. Ma questa spinta morale deve sapersi confrontare con la maggioranza degli uomini, misurarsi con la loro imperfezione, deve diventare politica . È un tempo in cui ci si salva da soli, e spesso contro gli altri, in cui il male trova grande spazio e si diffonde rapidamente proprio perché le disuguaglianze aumentano, i più deboli sono divisi e quindi facilmente soggiogabili.

4. Senza il vento della storia La sinistra nell’era del cambiamento, Laterza 2014. A lungo la sinistra ha pensato che nelle sue vele soffiasse il vento della storia. Ora che tutto è cambiato bisogna avere il coraggio di fare i conti con la realtà, accettare la sfida di un mondo profondamente cambiato e abbandonare ogni nostalgia. E’l’unico modo per essere coerenti con i propri valori, perché le ragioni della sinistra sono tutt’altro che scomparse.