Spreco alimentare

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Il 16 Ottobre, in occasione della Giornata Mondiale contro lo spreco alimentare  e con l’entrata in vigore nel Settembre 2016 della legge italiana per il recupero e la donazione del cibo, mi sembra importante fare alcune considerazioni sull’argomento.cibo

Nel 1980 il 44% della popolazione del mondo era in estrema povertà, oggi è il 10%. Nel 1982, circa 1 miliardo di persone soffriva di fame cronica, oggi questo numero è sceso a 795 milioni.

La situazione è migliorata, ma sono comunque cifre inaccettabili. In un’epoca in cui nel mondo si produce abbastanza cibo per tutti l’unico numero accettabile è zero.

Il vero problema della fame è l’accesso economico al cibo. Le famiglie rurali sono troppo povere e non riescono a produrre cibo sufficiente per il loro sostentamento perché gli appezzamenti di terreno a loro disposizione sono troppo piccoli; il 72% di tutte le aziende agricole del mondo hanno meno di 1 ettaro, e l’84% meno di 2, ma l’estensione è solo uno degli indicatori. Le famiglie sono in povertà anche perché non hanno un’organizzazione sufficiente, servizi e credito adeguati, nonostante che l’80% del cibo consumato al mondo sia prodotto attraverso un’agricoltura familiare.

In Africa il numero di persone che soffrono la fame è enorme. Uno su tre soffre di fame cronica, cioè va a letto ogni giorno senza aver mangiato il fabbisogno quotidiano, ma il maggior numero di persone con fame cronica è in Asia. Nonostante i passi in avanti fatti, la fame diventa endemica nei Paesi dove si instaurano lunghi conflitti.

Un’agricoltura che non è capace di ben alimentare le persone o soddisfare uno stile di vita in linea con le aspettative è anche una delle principali spinte alla migrazione. L’inizio della migrazione e lì, nella difficoltà dell’agricoltura di dare un reddito sufficiente per una vita migliore e si somma ad altri motori, come la violenza e la guerra.

Un mondo in altalena tra denutrizione e obesità, tra mancanza e eccesso. Lo spreco alimentare porta ad interrogarsi sugli squilibri e sulle diseguaglianze del mondo. Un europeo o nordamericano spreca oltre 100 kg di cibo ogni anno. Un africano del sub Sahara, non arriva a 10 kg.

La produzione mondiale di cibo è sufficiente, ed impegna oltre 1400 miliardi di ettari, circa il 30% di tutto il terreno coltivabile del mondo; ma una grande quantità di cibo viene persa durante la produzione.

Il fenomeno dello spreco è concentrato soprattutto nei paesi ricchi, mentre in quelli poveri è molto alta la perdita durante la produzione. Un po’ di perdita c’è già durante la semina, ma la quantità maggiore si ha nel post-raccolta, durante la conservazione, per inefficienti catene del freddo e durante il trasporto, per carenze di strade.

Si sprecando 1300 miliardi di tonnellate di cibo l’anno, che significa gettare grandi quantità di risorse: terra, energia, petrolio e soprattutto acqua.

Si tratta di rivedere il sistema alimentare nel suo complesso. Se compro solo quello che mangerò sto facendo una pressione perché si produca di meno quel prodotto. Avendo stili alimentari più adatti a quello che si consuma, il pianeta ne avrebbe un beneficio.

Inoltre, in certe circostanze, quando la coltivazione impone un elevato consumo di acqua o di energia, mangiare a km 0 non aiuta, sarebbe meglio importare da paesi dove non scarseggiano né acqua, né energia.

E’ necessario pensare molto di più ad un sistema globale perché la scelta del consumatore nei paesi ricchi cambia anche il modo di produzione nei paesi poveri. Con sistemi alimentari più sostenibili ci sarà la possibilità di sviluppare un’agricoltura migliore nei paesi più poveri.

L’Italia si è data da poche settimane una legge che contrasta lo spreco alimentare. C’è comunque bisogno di grandi investimenti in agricoltura.

Con buoni investimenti la gente non va via. Con investimenti responsabili che rispettino i diritti della terra, delle persone, delle donne, dei lavoratori migliorerebbe anche la produzione.

http://www.gazzettaufficiale.it/eli/id/2016/08/30/16G00179/sg