“Vendonsi”beni pubblici

Home Cultura “Vendonsi”beni pubblici

Non ho preconcetti contro la valorizzazione del patrimonio pubblico immobiliare che preveda anche la vendita di alcuni beni ritenuti “superflui” ai fini istituzionali. So che questo patrimonio è da riqualificare e ammodernare, non solo da smagrire. Non condivido infatti la massima del liberismo “più mercato e meno stato” finalizzata non a far smagrire il pubblico ma (in realtà) a farlo morire aumentando le diseguaglianze sociali. In origine è stato Ronald Reagan a teorizzare di “affamare la bestia”(starve the beast). Ora, dopo anni di politiche liberiste, si rischia di trovare in campo solo il mercato. Intendiamoci bene: la concezione liberista è sempre stata legata ad un imperativo categorico: “socializzare le perdite e privatizzare i profitti”. Fin dalla nascita dello stato unitario. Ma una domanda sorge naturale.

Bene la vendita dell’ex spazio giovani ad una cooperativa sociale, bene l’affidamento della scuola di via Tunisia ad altra cooperativa sociale come l’ipotesi sull’asilo nido di via Battisti. Ma bene anche la vendita di case popolari? Bene la vendita delle ex sedi di quartiere come è già accaduto per quella di via Mazzini? Bene la vendita dei campi sportivi di via Pepe?

E quando serviranno altre case popolari o si vorrà dare spazio a forme aggregative e partecipative nei quartieri, o serviranno aree per nuovi servizi pubblici come si farà? Dopo che questa amministrazione di centrodestra avrà venduto questi beni, il nostro Comune sarà più ricco o più povero? E queste vendite sono servite a fare investimenti per altri beni pubblici o dissipate in spesa corrente e una tantum?

Forse gli attuali amministratori dovrebbe essere più lungimiranti soprattutto adesso che si accingono a”svendere” anche pezzi di parchi pubblici come quello di via Goriza. Quando le future generazioni avranno bisogno di prestiti, per nuovi (rilevanti) investimenti e non si potrà far leva sulla tassazione, cosa porteranno “in dote” le prossime Amministrazioni?