Civismo contro i partiti?

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Giovanni Giuranna in un post del 12 giugno (La lezione del voto amministrativo) si chiedeva quale indicazioni si potevano ricavare dal voto di comuni. Questa riflessione è tanto più urgente oggi, dopo la grave sconfitta di Bresso e di Cinisello Balsamo, per parlare solo dei comuni più vicini a noi. E’ indubbio che è in corso uno smottamento del campo largo della sinistra e del centrosinistra e che nubi minacciose sono all’orizzonte, anche nella nostra città. Del civismo, delle sua forza e dei suoi limiti, abbiamo già detto nella prima parte di questa riflessione.

Ma alcune domande, altrettanto brucianti, si impongono anche agli attori (possibili) del centrosinistra e della sinistra padernese. Se l’orizzonte comune è quello di una Paderno democratica e progressista, dove le diseguaglianze diminuiscano, i servizi pubblici siano consolidati, l’ambiente sia un valore, la legalità e l’onesta un requisito imprescindibile e i diritti civili e sociali il centro delle politiche di governo locale come si può pensare di essere autosufficienti? Ancora qualche mese di attesa (e di tatticismi) e non ci sarà più il tempo per affrontare una campagna elettorale con speranza di successo. Ecco allora le domande che, secondo me, si impongono ai partiti progressisti:

1. Come pensa di costruire un’alleanza vincente il PD renziano che a Paderno Dugnano può contare su un 22,37% del 4 marzo 2018 senza cambiamenti profondi su scuola, lavoro, organismi intermedi di rappresentanza (sindacati, anpi..), rapporti a sinistra, consumo di suolo, diritti civili ? Con chi pensa di costruire questa alleanza/coalizione ? Se resta ancorato al mito renziano dell’autosufficienza (la vocazione maggioritaria di veltroniana memoria) e non comprende che bisogna ricostruire un campo largo della sinistra e del centrosinistra su un programma di attenzione ai ceti popolari, alle diseguaglianze, ai servizi pubblici e alla qualità ambientale della nostra città sarà impossibile qualsiasi coalizione.

2.Il PRC di Paderno Dugnano, che si è distinto in alcune battaglie sociali e di diritti civili (lavoro, salute, scuola pubblica, Lgbt, Re3..) davvero può pensare che basterà un incontro con i pulviscoli del PdCI, della Sinistra anticapitalista e di Potere al Popolo per incidere sugli orientamenti di una politica più favorevole ai ceti popolari e ai lavoratori padernesi con il “suo” 2,53% del 2014 e 0,76 del 2018?

3. E LeU di Paderno Dugnano, appena costituita, come pensa di giocare un ruolo e avere un peso dentro le dinamiche centrifughe che sembrano animare il PD da un lato e i gruppuscoli dall’altro? Visto che il progetto di intercettare i voti dai delusi del Pd non ha funzionato; quale orizzonte e speranze può dare ai giovani e ai cittadini padernesi stanchi di una sinistra che ha dimenticato i ceti popolari e il tema della diseguaglianza? Potrà bastare l’esperienza amministrativa e la disponibilità di quadri sperimentati a fronte di un consenso limitatissimo del 2,97% del 2018?

Se il civismo non basta a se stesso dobbiamo aggiungere che anche le organizzazioni politiche (PD, PRC, LeU..) sembrano sfittiche, silenti, divise e con un massa critica di consenso insufficiente ad essere attrattiva sul piano della competizione elettorale delle amministrative del 2019. Se quello che sembra più logico è la prospettiva di un’alleanza tra civismo e buona politica, allora non si capisce quali siano le titubanze e i tatticismi di questi mesi. Bisogna “correre” per recuperare un rapporto con i cittadini e la Città. Lavorare da subito per cercare di restare in gioco altrimenti sarà disfatta, la più nera.