nella Città Metropolitana Milanese

Firmato l’accordo COP21

Cop21A Parigi stamani, 12 dicembre 2015, è stato presentato l’accordo per il contrasto ai cambiamenti climatici. Il 22 aprile 2016, a New York, ci sarà la cerimonia ufficiale di firma del trattato mentre l’entrata in vigore avverrà non prima del 2020, da quando le parti responsabili di almeno il 55% delle emissioni di gas serra lo avranno ratificato. Nell’accordo di parla di obiettivi a lungo termine, impegni a diversi livelli, primo fra tutti quello nazionale, fondi per i paesi vulnerabili e finanziamenti per i paesi in via di sviluppo, trasparenza, innovazione tecnologica e partecipazione, infine, verifiche sull’applicazione del piano. In maggior dettaglio l’accordo prevede l’impegno a mantenere il riscaldamento globale ben al di sotto dell’aumento di 2 gradi, ritenuto critico, rispetto al livello medio pre-industriale, con l’impegno a mantenerlo entro 1.5 gradi sempre rispetto al livello pre-industriale. Secondo il quarto rapporto del Intergovernmental Panel on Climate Change (IPCC) del 2007 la temperatura media della superficie terrestre è aumentata di 0.74 ± 0.18 °C durante il XX secolo, soprattutto a causa dell’uso dei combustibili fossili e della deforestazione, responsabili dell’effetto serra. l’IPCC ipotizza un aumento della temperatura, durante il XXI secolo, tra 1.1 e 6.4 °C a seconda dello scenario di emissione e del modello climatico utilizzato. L’accordo prevede di aumentare la capacità di resilenza ai cambiamenti climatici senza compromettere la produzione alimentare ed investimenti finanziari significativi per la riduzione dei gas serra. Sarà inoltre attuato nel rispetto degli obiettivi comuni pur con responsabilità diverse ed alla luce delle diverse situazioni nazionali. Ogni paese dovrà preparare e comunicare come intende procedere su base nazionale, i paesi sviluppati assumeranno un ruolo guida anche contribuendo economicamente agli impegni dei paesi in via di sviluppo che dovranno comunque predisporre i piani secondo le proprie possibilità. Tutti dovranno formulare e condividere progetti sia a breve che a lungo termine ed assumersene la responsabilità. Tutte le parti sono incoraggiate a produrre politiche attive al fine di ridurre le emissioni, la deforestazione ed il degrado forestale ed a favore della gestione sostenibile delle foreste e del loro incremento. Le parti potranno, su base volontaria, collaborare nel raggiungimento gli obiettivi in questo caso si impegnano ad una contabilizzazione corretta dei risultati ottenuti. Sotto l’autorità e alle direttive della Conferenza delle Parti verranno designati organismi con l’obiettivo di collaborare con le parti su base volontaria per promuovere la mitigazione delle emissioni di gas serra e contemporaneamente lo sviluppo sostenibile, incentivare e facilitare la partecipazione nella mitigazione delle emissioni di gas a effetto serra da parte di soggetti pubblici e privati ​​autorizzati dai partecipanti, valutare la mitigazione delle emissioni globali. Le parti si impegnano a riconoscere l’importanza di un approccio integrato, olistico e non di mercato per lo sviluppo sostenibile e la lotta alla povertà anche definendo un percorso specifico, accettano altresì di sostenere e promuovere la cooperazione internazionale e regionale al fine di mobilitare azioni per il clima più forti e ambiziose da parte di tutti: società civile, settore privato, istituzioni finanziarie, città, autorità subnazionali, comunità locali e popoli. Le parti riconoscono che la capacità di adattamento è una sfida di tutti con dimensioni locali, subnazionali, nazionali, regionali e internazionali, e che è un componente chiave delle attività che contribuiscono alla risposta globale a lungo termine al cambiamento climatico al fine di proteggere le persone, i mezzi di sussistenza e gli ecosistemi, tenendo conto delle esigenze di urgenza dei paesi più vulnerabili agli effetti avversi del cambiamento climatico. Per questo è necessaria una maggiore collaborazione internazionale nel rispetto del Cancun Adaptation Framework, parte degli accordi di Cancun del 2010, anche per ciò che riguarda la condivisione di informazioni, di buone pratiche e di esperienze, il rafforzamento di accordi istituzionali. Investire nella conoscenza e nella ricerca scientifica sul clima, l’osservazione sistematica e la creazione di sistemi di allarme rapido, in modo da supportare il processo decisionale, la definizione di piani, processi e sistemi di tipo adattativo. Le parti riconoscono inoltre l’importanza dell’innovazione tecnologica, del trasferimento tecnologico e dell’informazione nonché  la formazione sui cambiamenti climatici, la sensibilizzazione dell’opinione pubblica, la partecipazione, l’accesso alle informazioni e la trasparenza. Monitorare e valutare i risultati di tali piani, anche rispetto all’obiettivo generale, e costruire la resilienza dei sistemi socioeconomici ed ecologici, attraverso la diversificazione economica compresa la gestione sostenibile delle risorse naturali. Le parti riconoscono l’importanza della prevenzione per minimizzare le perdite associate agli effetti negativi dei cambiamenti climatici anche nel rispetto degli accordi presi nella conferenza di Varsavia. I paesi sviluppati devono fornire risorse finanziarie per aiutare i paesi in via di sviluppo per ciò che riguarda la mitigazione e l’adattamento nel rispetto degli obblighi assunti ai sensi della Convenzione. La Conferenza delle Parti terrà periodicamente il punto sulla attuazione del presente accordo valutandone i progressi, la prima  nel 2023 e successivamente ogni cinque anni, salvo decisioni diverse da parte dalla Conferenza delle Parti stessa. Il segretario generale dell’Organizzazione delle Nazioni Unite è il depositario dell’accordo. In qualsiasi momento, dopo tre anni dalla data odierna, sarà possibile recedere dall’accordo mediante notifica scritta al depositario e avrà effetto allo scadere di un anno dalla data di ricezione da parte del depositario della notifica di recesso. Ogni parte che si ritiri dalla Convenzione deve essere considerata ritirata anche dall’accordo.

Una risposta a Firmato l’accordo COP21

  • Clima, Legambiente: “l’accordo di Parigi va in modo irreversibile verso un futuro libero da fossili. Ma gli impegni sono insufficienti a contenere la crescita della temperatura entro 1.5 – 2 C°. Cruciale rivederli entro il 2020”.

    “Il testo dell’accordo in votazione in queste ore a Parigi pone le fondamenta per affrontare sul serio la crisi climatica che affligge il pianeta. Si va in modo irreversibile verso un futuro libero da fossili” dichiara il presidente di Legambiente Vittorio Cogliati Dezza sull’accordo che dovrebbe da qui a poco uscire dalla COP21.

    Nell’accordo i governi si pongono, infatti, come obiettivo di lungo termine di contenere il surriscaldamento del pianeta ben al di sotto dei 2 gradi e di mettere in atto tutti gli sforzi possibili per non superare 1.5 gradi, in modo da ridurre gli impatti dei cambiamenti climatici già in corso sulle comunità vulnerabili dei paesi poveri.

    “Tuttavia – prosegue Cogliati Dezza – gli impegni già annunciati alla vigilia della COP, secondo le prime valutazioni, se rigorosamente attuati sono sufficienti a ridurre soltanto di un grado circa il trend attuale di crescita delle emissioni di gas-serra, con una traiettoria di aumento della temperatura globale che si attesta verso i 2.7- 3°C. Non consentono, quindi, di contenere il riscaldamento del pianeta ben al di sotto della soglia critica dei 2°C, e ancor meno rispetto al limite di 1.5°C. È cruciale, pertanto, una revisione di questi impegni non oltre il 2020 e purtroppo l’accordo lo prevede solo su base volontaria, rimandando al 2023 la prima verifica globale degli impegni. E’ invece urgente farlo prima del gennaio 2021, quando il nuovo accordo sarà operativo.

    L’Europa – aggiunge il presidente di Legambiente – deve dimostrare con i fatti la sua leadership nell’azione climatica globale rivendicata a Parigi. Tornati a casa i governi europei devono tradurre in azione gli impegni assunti nell’ambito della High Ambition Coalition, che negli ultimi giorni ha svolto un ruolo importante nei negoziati”.

    E l’Europa ha tutte le condizioni per poterlo fare. Ha un trend di riduzione delle sue emissioni del 30% al 2020, secondo gli ultimi dati presentati a Parigi. Rivedere il nostro impegno di riduzione del 40% al 2030 è pertanto possibile senza grandi sforzi e con un impatto positivo sull’economia europea. E’ ormai provato che l’azione climatica fa bene alla nostra economia. Nel periodo 1990-2014 si è registrato un forte disaccoppiamento tra riduzione delle emissioni ed aumento del PIL. Mentre le emissioni sono diminuite del 23%, il PIL è aumentato del 46%. Non è più il tempo del rinvio.

    Milano, 12 dicembre 2015, comunicato stampa

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