Quale transizione ecologica?

Home Notizie Quale transizione ecologica?

Di seguito una riflessione di Ottorino Pagani:

“Da NIMBY a PIMBY: chi?

Apprendiamo da un comunicato stampa di A2A che: “Il 3 settembre 2021, al convegno di Cernobbio, The European House – Ambrosetti, 1° Think Tank privato italiano, ha presentato i risultati del Position Paper realizzato in collaborazione con A2A: “Da NIMBY a PIMBY: economia circolare come volano della transizione ecologica e sostenibile del paese e dei suoi territori”.

Di seguito uno stralcio del comunicato:

“Lauspicato passaggio dal fenomeno del NIMBY (Not In My Back Yard) – che indica la preferenza dei cittadini a localizzare impianti in luoghi distanti dalla propria quotidianità – al PIMBY (Please In My Back Yard) richiede di sfatare i falsi miti che bloccano la realizzazione delle infrastrutture favorendo meccanismi come il Dibattito Pubblico”, previsti nel Codice degli Appalti, e comprimere i tempi della burocrazia per avviare le opere necessarie, in particolare nel Centro-Sud Italia, sia ad oggi che in prospettiva. Il Mondo intero sta consumando troppe risorse naturali, troppo velocemente, e parallelamente continua a produrre rifiuti. Ma mentre in Italia fa fatica ad affermarsi una visione di crescita impiantistica, altri Paesi accelerano sul riciclo e sviluppano impianti di recupero energetico” – dichiara Marco Patuano, Presidente di A2A – Affinché lItalia possa raggiungere i target fissati dall’Europa in ambito economia circolare è necessario investire fino a 4,5 miliardi di Euro in infrastrutture dedicate al trattamento dei rifiuti per i quali non sarà difficile trovare finanziamenti privati.

 A tale proposito saranno fondamentali gli sviluppi del regolamento sulla tassonomia delle attività eco-compatibili, delineato dal Parlamento Europeo con lo scopo di indirizzare gli investimenti del settore. Infine, per realizzare una vera economia circolare nel Paese è indispensabile superare la sindrome NIMBY costruendo un dialogo fra istituzioni, cittadini e imprese per una efficace collaborazione. L’economia circolare rappresenta una priorità nazionale. Una gestione virtuosa dei rifiuti produce benefici concreti: tutela l’ambiente e migliora la qualità della vita delle persone, offre un contributo alla transizione energetica e valorizza le risorse locali e l’indotto a beneficio dei territori” – commenta Renato Mazzoncini, Amministratore Delegato di A2A – Crediamo che sia necessario un approccio pragmatico per colmare il gap impiantistico e rendere possibile l’uso circolare delle risorse, unica modalità di crescita sostenibile.

 Il nostro piano industriale decennale prevede 6 miliardi di investimenti per leconomia circolare, siamo pronti a fare la nostra parte con progetti mirati nelle zone del Paese carenti dal punto di vista impiantistico. In questo scenario, i capitali dei privati utili allo sviluppo del settore necessitano di due condizioni: un contesto regolatorio adeguato e un fondo di garanzia statale che tuteli dal rischio.”

Il rapporto (detto “Position Paper” è scaricabile dal sito web di A2A), ben sintetizzato dal comunicato stampa, evidenzia, a mio avviso, l’offensiva di aziende ispirate dal greenwashing necessario per accedere ai copiosi finanziamenti europei e nazionali in arrivo per contrastare il riscaldamento globale; e le frasi evidenziate in grassetto nello stralcio del comunicato sopra riportato, confermano gli obiettivi di questi “portatori di interessi”, ben lontani dalla sensibilità ecologica necessaria per affrontare una sfida davvero difficile.

Ma oltre alla richiesta di “un contesto regolatorio adeguato e un fondo di garanzia statale che tuteli dal rischio.che caratterizza l’imprenditorialità di queste aziende, mi colpisce una conclusione della ricerca:

“Lauspicato passaggio dal fenomeno del NIMBY….. al PIMBY richiede di sfatare i falsi miti che bloccano la realizzazione delle infrastrutture favorendo meccanismi come il “Dibattito Pubblico”, previsti dal Codice degli appalti, e comprimere i tempi della burocrazia per avviare le opere necessarie,… sia ad oggi che in prospettiva”.

Auspicio corredato da proposte alla “Commissione Nazionale per il Dibattito Pubblico”, del tipo: “Formare le competenze per gestire il Dibattito Pubblico. Per valorizzare l’istituto del Dibattito Pubblico, rendendolo un fattore che possa contribuire al passaggio da “sindrome NIMBY” a “sindrome PIMBY”, è opportuno identificare delle figure di “Responsabile del Dibattito Pubblico” nelle Amministrazioni che dovranno gestire il dibattito pubblico  e lanciare un piano di formazione delle competenze necessarie a gestire questo processo per migliorare la ricezione sui territori”.

Cioè, significa che dovremmo dire “sì, per favore..” alle loro conclusioni, fingendo di coinvolgere attivamente i cittadini attraverso qualche “spiegazione” di progetti già scelti e sviluppati, senza un vero contraddittorio? “Spiegazioni” che richiedono dei “Responsabili”  addestrati a migliorare la ricezione sui territori? Cioè, per l’ennesima volta non sarà possibile discutere di progetti alternativi e della trasparenza richiesta dal Codice degli appalti, sia ad oggi che in prospettiva?.

Se questo è il “cambiamento mainstream” che ci aspetta, a mio avviso, si consoliderà, per i cittadini singoli o associati, uno scenario con due possibilità:

  • un costante “No a tutto” (sindrome di Nimby), sperando di sopravvivere al falso cambiamento;
  • un articolato “Sì nel mio giardino” (sindrome di Pimby), solo dopo una vera partecipazione alla stesura dei progetti, rispettosa degli scopi di una cittadinanza attiva ed ecologicamente impegnata.