Un film da vedere

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Sorry we missed you

“Sorry we missed you”è il nuovo film del regista inglese Ken Loach, 82 anni,due volte Palma d’oro (con Il vento che accarezza l’erba, 2006 e Io, Daniel Blake, 2017). Da ieri al cinema Metropolis di Paderno Dugnano.

Nessuno, come lui, sa indagare i sentimenti e la vita quotidiana delle persone alle prese con le difficoltà del presente. La crisi economica ha colpito duro in Inghilterra, e in tutto l’Occidente. Il lavoro è cambiato, è diminuito, è peggiorato e le famiglie, anche quelle che un lavoro ce l’hanno, non ce la fanno più. Sono indebitate, perdono la casa e non hanno nè i redditi nè un welfare che le aiuti. E neppure “il tempo”per mantenere legami sociali e famigliari umani.

Con “Io Daniel Blake” Loach aveva descritto la vita di un muratore che perde il lavoro e resta senza reddito. Alle prese con l’ingranaggio infernale di uno stato burocratico che non ti ascolta e che esclude chi non ha le sufficienti competenze informatiche per accedere ai servizi sociali.

Ora con “Sorry we missed you” il regista si concentra sui “lavoratori poveri” e sui lavori senza diritti. Ricky da disoccupato tenta la via “imprenditoriale” del lavoro”finto autonomo” ma regolato da un algoritmo che dispensa punteggi, orari e multe.

In queste nuove economie dei riders e dei corrieri, sempre più liberiste, nessuno può fermarsi se precario. Non sono permesse la malattia, le assenze; non c’è spazio per la maternità, gli affetti, la famiglia, perché c’è sempre qualcuno pronto a prendere il tuo posto. Abby, la moglie, assistente domiciliare di una società invecchiata, lavora 14 ore al giorno anch’essa senza diritti e con un salario da fame. Debiti e problemi familiari si accumulano e li affogano:”faccio brutti sogni”.

Quello che accomuna i due film e che rende piacevole la visione è non solo la descrizione cruda ma obiettiva delle condizioni sociali ma la forza delle persone e delle relazioni tra i protagonisti. Sia Blake che Ricky non perdono la loro umanità nonostante le condizioni disumanizzanti del lavoro e dello stato sociale. Solo loro sono la forza e la speranza di una nuovo umanesimo.

Il lavoro ormai è, per tanta parte dell’umanità, senza diritti, senza protezione; malattia, orari e redditi sono inadeguati.Quello buono sembra appartenere a un’altra epoca, mitologica e felice. Il presente è questo. Non bisogna voltarsi dall’altra parte o farsi ammaliare dalle magnifiche sorti del mercato che tutto risolve.

Chi può aiutare Ricky e Abby? Lo stato non c’è più. I sindacati e i partiti neppure. Devi arrangiarti e.. “scusa (sorry) se, prima o poi, ti abbiamo perso”.

Un film da vedere.